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Paganini, Niccolò.

Violinista e compositore italiano. Studiò violino nella città natale, con il violinista teatrale G. Servetto e il maestro di cappella G. Costa. Musicista precoce, diede i suoi primi concerti, non ancora dodicenne, a Genova e a Firenze; nel 1796 fu mandato dal padre a perfezionarsi a Parma, dove frequentò il maestro A. Rolla e prese lezioni di armonia e contrappunto da G. Ghiretti. Ritornato a Genova, incontrò il famoso violinista R. Kroutzer; ne nacquero i primi concerti e, forse, alcuni dei 24 Capricci, la sua opera musicalmente più importante. Per un periodo abbastanza lungo si stabilì in Toscana, dove, dal 1805 al 1808, fu alla Corte di Lucca presso Elisa Baciocchi Bonaparte, che lo volle nei ruoli di primo violino solista e di direttore di musica; in quel periodo scrisse numerosi duetti per violino e per chitarra. Fu quindi a Firenze, forse sino al 1813. Allontanatosi dalla sorella di Napoleone, riprese la sua attività concertistica prima in Italia e poi all'estero, acquistando grande fama. Sono di questo periodo il primo incontro con Rossini (1814), la vittoriosa gara a Piacenza col violinista polacco C. Lipinski (1818), l'incontro a Milano con Monti e Foscolo e a Parigi con Berlioz, la cui musica P. apprezzò molto. Dal progetto di un concerto per viola destinato a P., il maestro francese trasse in seguito ispirazione per la sua sinfonia Aroldo in Italia. Tornò in patria nel 1834. Tra le sue opere citiamo: i Capricci per violino solo (1801-07), cinque Concerti per violino e orchestra, di cui il primo (op. 6 in re maggiore, 1818) fu certamente il più eseguito, mentre il secondo (op. 7 in si minore, 1826) contiene il famoso rondò la Campanella; Le streghe (1813), variazioni per violino su tema di Süssmayer; variazioni sul Carnevale di Venezia; variazioni sull'aria "Di tanti palpiti" dal Tancredi di Rossini e dalla Bella Molinara di Paisiello; Moto perpetuo (1830); Sonate per violino e chitarra, sei Quartetti per violino, viola, chitarra e violoncello. Rimangono ancora inedite molte sue opere. P. ebbe il merito di rinnovare la tecnica violinistica creando una nuova concezione del virtuosismo esecutivo, fondata sulle sue preziose doti personali, ma anche su una profonda conoscenza e rielaborazione del modello della tradizione. Alle radici della sua musica è infatti individuabile il riferimento imprescindibile al mondo dell'opera e in particolare del melodramma, di cui effettuò il recupero strumentale (Genova 1782 - Nizza 1840).
Niccolò Paganini